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LIBRI EDIZIONE SIBILLA |
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Dall'Argentina ci ha inviato le sue liriche il Prof. Ambasciatore Giovanni Jannuzzi. Tra le molte sue meritevoli rime abbiamo estrapolato questa poesia legata al territorio.
Poesia: LA MIA TERRA La mia terra ha confini labili, oscilla col vertice dei pini. E' un cigolio remoto di traini, che partivano infila a notte, carichi di sonno, lumi spauriti nella terra deserta e appena entrata l'alba si sperdevano per tratturi e vigneti disuguali.
Presto è l'autunno odoroso di legno bruciato e di pozzanghere la pioggia grigia, insistente, lava le facciate delle case e disegna nel tufo strane forme di animali.
I miei morti hanno freddo, nella loro casa di marmo. Poveri morti, sono tanti anni che non vado a trovarli e i fiori sono secchi.
Mi dico: "Sono altrove", ma non so cosa resti di loro: forse un alito nel buio, di energia, un sommuoversi d'atomi un ologramma scolorito, un nulla. Commento. La malinconia del poeta nasce dalla nostalgia dei luoghi, di una terra che ha confini sfilacciati, come il tempo che scorre e si porta via i ricordi che vagano verso i luoghi dove ci sono le persone che ci hanno dato i natali, cercando di fermare il tempo in un viaggio attorno a se stesso, l'Autore non perde la speranza di confinare la propria terra. Con questa coinvolgente poesia, soffusa di lampi lirici in cui traspare l'illusione e la speranza, ispirazione interiore e desiderio terreno, in un'armonia di suoni ed emozioni altamente ispirate. AUTRICE: Colomba Di Pasquale Il libro pubblicato dalla autrice "Viaggio tra le parole" ha una particolarità artistica: le poesie non hanno titolo, è probabile che la poetessa voglia lasciare l'emozione a chi le legge, intatto, intimo, personale. Per l'antologia legata al territorio c'è sembrato particolare la lirica su Montecassaino, a noi ha dato la sensazione che l'autrice abbia ricordi che vorrebbe dimenticare. Un'altra poesia legata al territorio che c'è parsa molto particolare è "Porto Recanati". In tutto il suo libro di poesie trasmette emozioni e crescite.
Poesia: Montecassiano e le tue campane. Luci di sotto l'arco. Luna sui tuoi tetti. Dormi e riposi da secoli e da secoli mi sembri aspettare. Ti lascerò perché non mi appartieni.
Commento. La lirica su Montecassiano da l’impressione nel leggerla che l’autrice abbia ricordi che vorrebbe dimenticare, tuttavia come possiamo dimenticare un vissuto che trasmette emozioni e crescita, soprattutto sull’ultima strofa si trova la conclusione malinconica, dove il ricordo si fa rimpianto, rivive prepotente in quel sintetico verso finale che riassume un’ampia effusiva composizione che sembra tendere in ultimo proprio a questo.
Poesia: Porto Recanati Mare grosso mare mosso, mare dolce, mare feroce. Prendimi onda dell'onda prendimi vagabonda. Mare calmo, mare ricolmo, mare stanco, mare bianco. Prendimi onda dell'onda prendimi vagabonda.
Commento. Ci sono molti modi per descrivere il mare, in questa poesia ci sembra leggendola di scorgere la poetessa lì davanti al Porto Recanati, prendendo, ispirazione dal mare nei suoi innumerevoli mutamenti, facendone un collegamento con il cuore, i sentimenti, il pensiero dell’uomo si assomigliano all’onda del mare. E qui la differenza tra il poeta e gli altri, il primo sa intuire il legame tra luci e ombre, tra cielo e mare, mentre chi non è poeta non solo non è in grado di farlo, ma ha anche difficoltà a comprendere il mistero della poesia, invece, come fa la poetessa Colomba Di Pasquale, che si lascia andare vagabondando nelle emozioni.
AUTORE: ITALO CORTI Nato a Milano, ma genovese d'adozione, come si definisce lui stesso; un libro di poesie pubblicato: "Sogni, pensieri... Forse poesie", dal 2002 pensatore e... aspirante poeta? E' dunque un poeta più tosto insolito, perché il suo stile è tenacemente fortemente arcaico, o inventore di sogni, che per altro dimostra con una bella cultura, mostra composizioni che muovono nella sua personale sensibilità, dal sentire emozioni forti di una voluta semplicità, ma non certo privo di lampi di raffinatezza.
Poesia: Genova Genova sei bella. Bella dal mare verso i monti. Bella dai monti verso il mare. Scendo sul tuo paesaggio viaggiando dal grigio dell'ardesia che esalta l'azzurro del mare e del cielo.
Una bellezza ed un messaggio. uomo e natura insieme per distruggere e creare, ma sempre forte e vivo un grande soffio di diversità. Come il tuo vento, freddo e limpido, che pulisce e spolvera e ti fa risplendere, antico borgo oppur nuova città.
Un'altra singolare poesia "La Mente" (tratto dal libro) fa in rima una riflessione sul mistero della mente che zigzagante ci porta a vedere ciò che più ci piace. la mente ci mentisce, seguire la mente significa ritrovarsi, perdersi, dimenticare. La mente si "sbriciola", ciò perde piccole parti a poco a poco.
Poesia: La Mente Parti con un pensiero. Lo segui. Ma la mente è zigzagante, percorre meandri imprevisti e ti allontana, ti sorprende. Da un punto sei partito, l'arrivo è là, distante. Ricordi antichi, desideri sopiti offese rimosse, sogni dimenticati: tutto affastellato, veloce si dipana, senza logica, in un istante. Poi d'improvviso torni. Dove? Alla partenza. Ma perché ci pensavi? Non lo sai più. Pazienza.
Poesia: Le Navi Mi affaccio sull'immensità di Genova, sull'infinito azzurro del suo mare per guardare le navi. Sogni di fero colorato che solcano armoniosi le onde per viaggiare verso un orizzonte di vere o finte speranze. Le navi. Sforzo antico dell'uomo per fuggire alla prigionia di una terra troppo piccola, o movimento lento è irreale per galleggiare su un universo di mitiche evasioni? Le navi. Rapiscono velocemente i pensieri per condurli verso lidi imprevisti, dimensioni sfuggenti di potenza, segnali di un'irraggiungibile lontananza, piccoli giochi nello specchio di un orizzonte pauroso. Le navi. Visioni simboliche per collegare insieme sogno e realtà, desiderio di essere e volontà di fuggire.
Commento. Una descrizione del porto di Genova, attraverso le visioni delle navi il poeta esprime un ampia metafora sulle visioni che si possono fare nel guardarle "...che solcano armoniose le onde..." Nel leggere questa poesia sembra di sfogliare una raccolta di immagini fotografiche dalle prime navi sfumandone via via altre, contemplando lo scorrere del tempo, con associazione di immagini e suggestive, e un ottima proprietà di linguaggio. STEFANO GUDERZIO Genovese di nascita, coglie l'illuminazione poetica abbastanza presto, speriamo che coltivi questo interesse, come ne sta coltivando altri. Come può non amare il mare, un genovese, descriverlo in una composizione poetica, soffermandosi sui suoi numerosi aspetti, solo chi "vive" il mare come lui, il mare è anche un solidale e comprensivo compagno di vita, che può offrire motivi di dolcezza alle persone affrante dai pesi dell'esistenza. Una bella interpretazione del mare e sulla sua grandezza, che in lui denota amore e sensibilità lirica. Poesia: O mâ o l’ha o seu nõmme O mâ o l’ha o seu nõmme No sta a domanda ninte a chi a-o giõrno o l’ha l’öu che o brûxa i êuggi L’è inûtile No sta a domanda ninte A chi a-a neûtte o l’ha l’argento che ascõnde o fanâ a i êuggi L’è inûtile No ti poi capî No ti poi capî man cõmme e ramme d’oiva bõnn-e pe cûxî veie e pestâ pe a mõra in te l’ostaie, Guei bõnn-e pe sõnâ aggaibè ebano e avorio drento i salotti d’o baccàn , Ma armoniche da fa strenze i ueggi in sce unna schêuggëa de rae Fëi Che doppo neuve meisi in sce-a rotta di monsoni quella mûxica consonua a no se saiä perdua ma restitua con un bæâ de denti de laete No sta a domanda ninte No sta a arröbâ do tempo a chi ghe n’a solo per preparâ quello ch’o sa e ninte de ciû, O mâ o l’ha o seu nõmme, No ti po capî, O mä Traduzione: Il mare ha il suo nome Il mare ha il suo nome non domandare niente a chi di giorno ha l’ oro che brucia gli occhi non capireste non domandare niente a chi di notte ha l’ argento che inganna il faro non capiresti. Non capiresti mani d’ulivo buone per cucire vele sui moli e picchiar di morra nelle osterie non per suonare su ebano e avorio nei salotti a inutili dogi non di famiglia ma armoniche da avvinghiare su scogli di reti ; fieri che dopo nove mesi sulla rotta dei monsoni quella musica non si sarà perduta Ma ritrovata in un accordo strillato da denti da latte. Non domandare niente non rubare tempo a chi ne ha solo per preparare quel che sa , niente di più. il mare ha il suo nome, Non capiresti, il mare. Commento. Leggendo questa poesia si comprende che il poeta ha "calpestato, toccato, sudato il mare". Sembra chiedersi, il mare è fatto di tante emozioni: è il mare! Non puoi domandare a chi all'improvviso dal mare volge il viso verso il cielo per sentire più vicino il sole caldo in mezzo ad un mare così immenso da perdersi nei pensieri. Non puoi chiedere niente a chi vive il miracolo del mare che cavalcandolo custodisce i suoi appassionanti segreti. Un intensa metafora della vita dell'uomo di mare, osservata con lucidità di giudizio, ed espresse con capacità poetica. Logicamente lette nel dialetto genovese si colgano molte sfumature, la traduzione ne impoverisce la spontaneità, l'immediatezza del poeta. Poesia: PARTENZA - AUTORE: LILIANA MARCHI E mi allontano da te, mia terra. Mi saluta il falco appollaiato su un tronco, il volo basso fulmineo di un bianco airone, il verde setoso dei campi dicembrini, il profumo lento dell'acqua là, oltre l'argine. Me ne parto nutrita dal tuo calore.
Terra di mio padre, terra ferita, terra che non sei più - quella che eri, terra che nascondi nel mio ricordo - quella che eri.
Commento: l'ispirazione è, come si conviene, dettata da occasioni di banalità quotidiana, che la poetessa con illuminazione di autentica poesia trasforma. L'autrice infatti vede la sua terra con amore profondo e partendo ne rivaluta la bellezza. In un susseguirsi di contrastanti emozioni delinea il suo nuovo sentire per la sua terra e lo esprime con parole frementi di ansia e di rammarico, con ritmo che si differenzia dalla prima strofa, per il peso maggiore dei toni poetici nel finale di questa poesia legata alla terra dei padri. Poesia: TRAMONTO A GENOVA - AUTORE: ENRICHETTA ROVERI Genova sei bellissima quando il meriggio languisce e osservo il tuo tramonto. E' uno spettacolo meraviglioso che non appartiene solo a me ma a tutto il mondo. Vedo quel grosso pallone farsi rosso, sempre più rosso di rabbia e di vergogna perché sa che cadrà in mare e non sa nuotare. Riluttante scende piano piano e ancora rovente viene attratto da quelle onde spumeggianti, fresche e si immerge lentamente con brividi di piacere. Ogni giorno all'imbrunire cede il suo regno alle stele, lui non le ha mai viste né mai vedrà quando sono belle.
Commento: la poetessa coglie il fascino arcano e suadente del tramonto sulla bella città di Genova. La sua realtà non va ai palazzi oppure ai vecchi "caruggi", il suo pensiero sorvola anche il porto, facendone una realtà attraverso i colori che il meriggio dona alla città. Le sue rime esprimono mille sfumature del sole, per arrivare al rosso che l'autrice paragona alla rabbia e vergogna, per poi cadere in mare... nel nulla. Il sole che pur tramontando risorge, quale rinnovamento della vita e della città. Poesia: FRUTTI - AUTORE: TIZIANA MALAGOLI Le tue strade Borges i limoni di Montale, Buenos Aires - Genova cobalto e rime cechi sospiri.
Fino a me frutti d'umana sostanza, sobborghi e impronte che mente innamora.
Avverto tutto il mio niente vagare tra polvere e bruschi verbi.
Commento: ecco come certi poeti riescono ad essere ispirati da altri o da squarci di città, l'introspezione da cui nasce questa lirica induce la poetessa a dimenticare i sentieri quotidiani, per donare in "frutti" un tracciato tra Buenos Aires - Genova, donandoci il cobalto del mare e le sue rime, inoltre è come se Borges e Montale la nutrissero di nuove parole rime e forti ardori, liberando le sue speranze e le sue nostalgie. In questa poesia le rime tessano le lodi dello scrivere versi con entusiasmo che emoziona per gli aspetti inusuali che l'autrice adotta. Poesia: PORTONI - AUTORE: TIZIANA MALAGOLI Dal lusso dei portoni il dramma della strada.
I portici proteggono appena dalle ustioni.
Vicoli sbandati, fari spenti al fischio di sirene.
Siamo motori senza freni, auto di carta.
Commento: in questa lirica la poetessa ci porta per mano nel suo cammino verso una parte di città, che identifica attraverso"portoni" che fanno comprendere il dramma che la città vive, attraversa guardando i portoni. Solitudini, mancate speranze, fino all'approdo della futilità; tutto tracciato con allegorie ben congeniate. Una poesia che trasmette certamente il non disimpegno verso il sociale, ma piuttosto verso una sofferenza e il rimpianto per più profondi impegni verso la parte più disagiata della città. MILENA FRASINETTI Una poetessa che si presenta con il desiderio e la voglia di far capire le sue possibilità, la sua poetica si svolge infatti attorno al mondo del suo sentire e del suo pensare: è poesia d'emozioni molto di più che di riflessioni, intorno al mondo del suo sentire soprattutto del suo ricordare, perché la razionalità non è certo la chiave del suo fare lirico. Poesia: IN VIA DEI ROSSI, N° 56 In Via dei Rossi al 56 c'ero anch'io giorni di guerra, giorni di fame, giorni felici voli di rondini, voli di aerei dolce garrire, rombi sinistri lassù nel cielo.
Ma noi intrepidi, noi impavidi non tremavamo
in Via dei Rossi, proprio all'inizio, una friggitoria fiori di zucca, croccanti e morbidi quanto altri mai
E poi le code, con lo scaldino per non tremare, carte annonarie, tutto a razione: sali e tabacchi, zucchero e burro ma noi forti, noi solidali non morivamo cappelli in testa e sempre in guanti per il decoro per me i pattini, corse pazze, giochi infiniti in Via dei Rossi, alla Lizza e a San Prospero poi venne la pace e venne la fine di quel vecchio mondo e fu la fine della gente per bene o per benino degli ideali giusti o sbagliati, ma sempre sinceri
Ecco le M-Lire, la cioccolata, i chevingums i partigiani, i liberatori e i presidenti i computers, i referendum, i cellulari
Venne il confort, tutti i conforts sempre conforts ma questo mondo tutto conforts non mi sta bene rivoglio quel mondo che era povero ma era vero rivoglio quel mondo che era affamato ma era vero rivoglio quel mondo con le sue paure ma solidale o uomini, uomini tutti di questa terra aiutatemi ridatemi quel mondo, il mio mondo, quel vecchio mondo il mondo delle lucciole
In Via Rossi al 56 c'ero anche io.
Commento: in questa lirica c'è molto più di quanto la poetessa dica espressamente, aleggia un grande sentimento di solitudine per un tempo che fu. All'inizio ogni immagine lirica parla di sentimento, innocenza in un mondo attraverso dei momenti bui della guerra dove è assai efficace la metafora del bimbo che si assapora la vita attraverso il contrasto dell'adulto esteriore. L'autrice da corpo alla realtà, nel finale della lirica riflettere sull'oggi; nel leggerla ci costringe ad abbandonare ogni illusione. Quel mondo perduto della sua infanzia non ritornerà più, inutile chiedere aiuto al mondo per fermare il consumismo che ne travolge i valori e i veri sentimenti. Ecco quel mondo perduto ritorna grazie a questa bella e sentita poesia, dove c'è solo il ricordo e il rammarico che dominerà per sempre nel cuore. Poesia: A GENOVA - AUTORE: GIULIANA PETROLINI ARCELLA
Ombre e luci, passi veloci incalzati dal tempo, voci ora roche, stridule e gutturali di luoghi lontani.
Mura vecchie e scrostate, colori vivaci di recenti dimore, panni stesi come bandiere bianche e colorate baciate dal vento.
Circondata dai monti ridenti e dall'azzurro mare ti guardo come giovinetta innamorata mia città natale.
Commento: Genova è città portuale, le immagini che ispirano la poetessa sono nitide come una fotografia scritta. La lucidità e l'esattezza del tono con cui l'autrice introduce le sue immagini rendono tutto reale, colorito e vivo. L'audace susseguirsi delle immagini sono fortemente espressive di un acuto sentire. Un idillio tra la poetessa e la sua città natale, sentita, dai toni delicati, il cui sentimento denota amore e sensibilità lirica Poesia: RITORNO - AUTORE: CARLO CHIONNE
Ritorno sui miei passi, rivedo i miei cipressi: la strada fatta a sassi e noi... mai più gli stessi...
aiuole, sempre uguali, occhi aperti sui prati, fiancheggiano i viali e noi... così cambiati...
luogo il vecchio sentiero foglie che il vento ammassa: tutto intorno il mistero della vita... che passa...
Commento: si comprende in questa lirica che la sua poesia nasce spontanea non ha premeditazioni o ragionamento, perché vive nell'abisso del ricordo, di sensazioni, di paesaggi; sensazioni ora di pace, ora di rimpianto espresse in questa poesia sobria e di equilibrata intensità.
Credito, sviluppo, civiltà. Abbiamo sponsor importanti per la premiazione dei poeti, ma quello più interessante dal punto di vista etico e culturale è il "Banco di San Giorgio", nato proprio Genova nel 1260. La storia non è "leggenda"; Macchiavelli nella "Istorie Fiorentine" ne descrive i meriti. Dopo molte guerre, fazioni in lotta, sperpero di soldi e bisognosa di ristorare le sue risorse, Genova riuscì a trovare una condizione mirabile proprio dal Banco di San Giorgio. In sintesi consisteva: i creditori ordinarono tra loro un tipo di governo, dove su consiglio di cento di loro " le cose pubbliche fossero deliberate" ed un magistrato di otto cittadini come capo di tutti eseguissero dei decreti, i più importanti: i loro crediti fossero divisi in parti uguali, che chiamarono luoghi, il tutto lo intitolarono "San Giorgio" fu governato in modo esemplare e Genova ritornò attraverso quel ordine di libertà, vita civile e giustizia, mantenendo le sue costruzioni antiche e venerabili, che diversamente avrebbe dovuto cedere. La Banca di San Giorgio allora con il suo meraviglioso funzionamento, divenne famosa per tutto il mondo, il commercio europeo imparò a conoscere da quel "banco" l'importanza del credito e la forza della associazione dei capitali: le Società per Azioni, che è la base di ogni grande impresa nella civiltà moderna. Il palazzo in cui ebbe sede il banco, era stato eretto da Frate Olivero, per ordine di Guglielmo Boccanegra, che lo destinava a sede dei Capitani del Popolo. I genovesi costruirono un altro palazzo di governo presso San Lorenzo, fu nel quattrocento ceduto al Banco che lo ampliò. E con profonda soddisfazione che oggi vediamo il vecchio palazzo San Giorgio e speriamo che anche altri istituti sappiano raccogliere la grande tradizione di cui ci parlano quelle mura e il Banco di San Giorgio.
Arriviamo ai giorni nostri. parliamo di una GRANDE INIZIATIVA che è stata premiata pensate un po' con il prestigioso Premio Nobel del 2006, l'ha ottenuta l'economista Muhammad Yunus, che nel 1983 ha fondato la Grameen Bank: La finanza come strumento per cambiare il mondo. Quale è stata l'idea e la lotta ideologica del signor Muhammad Yunus, semplicemente (si fa per dire), quella di avere avuto fiducia nelle persone, che pur non avendo nulla di materiale da garantire, avevano però un progetto da realizzare. Con lui è stata premiata l'istituzione che dà 23 anni fornisce il MICROCREDITO, che consiste: prestiti senza garanzie (quale banca attualmente oggi lo fa?), ai "poveri" di garanzie, ma ricchi di idee e voglia di lavorare per aiutarli a creare piccole attività. L'idea premiata con il Nobel è quella del MICROCREDITO: usare la finanza quale strumento per sradicare la povertà e la disuguaglianza, dare in questo modo un'altra visione al mondo della finanza. La restituzione viene eseguita negli anni con tassi di interessi molto bassi. E' importante inoltre sapere che tutti o quasi i prestiti sono stati regolarmente restituiti. Attraverso questa "scuola di civiltà e finanza" il signor Yunus e la banca Grameen hanno dimostrato che persino il più povero dei poveri (nullatenete) può per il proprio sviluppo, se aiutato, produrre e dare lavoro anche ad altri. Un Premio Nobel veramente meritato e da portare ad esempio a coloro che operano nel mondo della finanza, perché tutti gli uomini abbino la possibilità di esprimersi.
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© Sigillo Poeta 2006